Il sanscrito, la lingua dello yoga
Se pratichi yoga da un po’ di tempo, ti sarà sicuramente capitato di sentire il tuo insegnante pronunciare parole come āsana, prāṇāyāma, o di nominare posizioni come utthita trikoṇāsana o adho mukha śvānāsana. Magari ti ha salutato a fine lezione con namaste, o hai visto il simbolo oṃ (noto anche come aum) rappresentato nei centri yoga, nei gioielli o persino come tatuaggio.
Tutte queste parole sono in sanscrito, la lingua indiana più strettamente legata alla tradizione dello yoga.
Scopriamo insieme perché si usano questi termini e come conoscerli può arricchire la tua pratica.
Cenni di base sul sanscrito
Il sanscrito (संस्कृतम्, saṃskṛtam) — letteralmente “lingua ben composta” o “perfezionata” - è una lingua classica dell’India antica. È la lingua in cui sono stati tramandati molti testi sacri dell’induismo, del buddhismo e del giainismo, tra cui i Veda, le Upaniṣad, la Bhagavad Gītā e gli Yoga Sūtra di Patañjali.
Oggi il sanscrito non è più una lingua parlata quotidianamente, ma è studiata e recitata in contesti religiosi, culturali e accademici. Per questo possiamo considerarla “lingua classica”, in modo simile a come il latino lo è per noi — anche se il sanscrito è molto più antico, con radici che risalgono ad almeno il II millennio a.C.
Pur essendo così lontano nel tempo e nello spazio, il sanscrito non è del tutto estraneo a noi: appartiene alla famiglia indoeuropea, la stessa da cui derivano l’italiano, il greco e il latino. Ecco perché alcune parole suonano curiose ma non completamente aliene: in fondo, sono lingue lontane parenti.
Suoni e segni del sanscrito
Il sanscrito nacque come lingua orale, trasmessa attraverso la recitazione e la memoria. Solo in epoche successive venne trascritta utilizzando diversi alfabeti, tra cui il devanāgarī — lo stesso utilizzato oggi per l’hindi, il marathi e il nepalese.
Il devanāgarī è riconoscibile per la linea orizzontale che corre lungo la parte superiore dei caratteri, come se le lettere fossero “appese” a un filo. Ogni simbolo rappresenta una sillaba completa (una consonante accompagnata da una vocale), e la lingua possiede una struttura fonetica estremamente precisa: ogni suono è classificato in base al punto del corpo da cui viene articolato — gola, palato, retro della lingua, denti, labbra.
Questo sistema non è casuale: riflette la volontà degli antichi grammatici di mappare il linguaggio in modo ordinato, rispecchiando la fisiologia del respiro e della parola. Nei testi vedici e nella tradizione yogica, il suono è considerato una forma di energia vibrante, capace di influenzare la mente e il corpo di chi lo emette e di chi lo ascolta. Per questo motivo, la pronuncia corretta nel sanscrito non è vista come una questione puramente estetica, ma come parte integrante della pratica spirituale.
Oṃ in sanscrito
A sinistra oṃ scritto in sanscrito, alfabeto devanāgarī.
A destra sempre in sanscrito, ma scritto in corsivo e con i caratteri che formano la parola uniti tra loro. Questa forma ‘legata’ della parola è quella più conosciuta e rappresentata.
Immagine creata da ChiaroScuroYoga, rielaborando:
La scienza moderna conferma che la recitazione ritmica e consapevole (come nei mantra) può avere effetti misurabili sul sistema nervoso, favorendo rilassamento, concentrazione e coerenza respiratoria. Senza bisogno di spiegazioni mistiche, possiamo quindi dire che la vibrazione del suono agisce come strumento di presenza: ci riporta nel corpo e nel momento.
Perché si usa il sanscrito nello yoga
Il sanscrito è la lingua originale in cui sono stati composti i principali testi che fondano la filosofia e la pratica dello yoga, come gli Yoga Sūtra di Patañjali, la Bhagavad Gītā e molti testi vedici.
Continuare a usare il sanscrito nello yoga significa mantenere vivo un legame diretto con questa tradizione millenaria, che ha concepito il linguaggio non solo come strumento di comunicazione, ma anche come veicolo di esperienza e consapevolezza. La maggior parte delle scuole di yoga continua per questo a utilizzare i termini sanscriti, in particolare per i nomi delle posizioni (āsana), delle tecniche di respirazione (prāṇāyāma) e dei principi etici (yama e niyama).
Tradurre i termini può essere utile per comprendere, ma a volte rischia di ridurre la profondità del concetto. Ad esempio, prāṇa viene spesso reso semplicemente come “respiro”, ma in realtà significa “energia vitale”, una forza sottile che pervade tutto l’universo e che lo yoga insegna a percepire e canalizzare.
Usare il sanscrito, quindi, non è solo un vezzo, ma una forma di connessione — con la storia dello yoga, con la sua visione filosofica e con la dimensione vibrante del suono che accompagna la pratica.
Piccolo glossario di termini utili
Questa lista, non esaustiva, ti aiuta a riconoscere il significato di alcune delle parole più comuni. Le parole sanscrite sono riportate secondo la traslitterazione IAST (International Alphabet of Sanskrit Transliteration), lo standard comunemente utilizzato in ambito accademico per rappresentare i suoni del sanscrito. Tra parentesi si trovano varianti più comuni di scrittura della parola.
Per quanto riguarda la pronuncia, è una lingua che include suoni che non abbiamo in italiano, ma alcuna semplici regole sono: le vocali con trattino sopra si allungano (esempio āsana -> pronunciato “aasana”); ś / ṣ sono letti come “sh” (esempio śīrṣa -> pronunciato come “shiirsha” o “sciirscia”); c è letto come “ci” (esempio cakra -> pronunciato come “ciacra”); j è letto come “gi” (esempio jānu -> pronunciato come “giaanu”); la h è aspirata, un po’ come in inglese (esempio hasta -> pronunciato “hàsta”, aspirando h iniziale).
Numeri
Eka - uno
Dvi - due
Tri - tre
Catur (chatur) - quattro
Pañca - cinque
Ṣaṭ - sei
Saptā - sette
Aṣṭa - otto
Nava - nove
Daśa - dieci
Direzioni / Movimenti
Adho - in giù/verso il basso
Āsana (asana) - posizione/stasi
Parivṛtta - ruotato/in torsione
Paścima - occidente/parte posteriore del corpo
Pūrva - oriente/parte anteriore del corpo
Supta - reclinato/disteso
Utthita - esteso/allungato
Viparīta - inverso/contrario
Ūrdhva - in sù/verso l’alto
Parti del corpo
Aṅga - arto/parte del corpo/elemento
Hasta - mano
Jānu - ginocchio
Jāṭhara - stomaco/addome
Mukha - faccia/viso/aspetto
Pāda - piede/gamba
Śīrṣa - testa
Animali
Baka - airone/gru
Bhujaṅga - serpente/cobra
Go - mucca
Matsya - pesce
Śalabha - locusta/cavalletta
Śvāna - cane
Uṣṭra - cammello
Oggetti / Elementi naturali
Candra (chandra) - luna
Daṇḍa - bastone
Hala - aratro
Koṇa - angolo
Mantra - strumento per pensare
Mūla - base/fondamenta
Padma - loto
Sūrya - sole
Tāḍa - montagna
Vṛkṣa - albero
Concetti / Altro
Ardha - mezzo/metà
Bandha - contratto/bloccato
Cakra (chakra) - ruota/cerchio/centro energetico
Karma - azione
Mudrā - chiuso/sigillato/gesto simbolico
Namaskāra - saluto formale
Namaste - “mi inchino a te”, saluto spirituale tradizionale
Oṃ (Aum) - tutto
Prāṇa - energia vitale/respiro
Sukha - facile/agevole/comodo
Śavā - cadavere
Yoga - unione, metodo, disciplina
Un consiglio
Se ti stai approcciando alla pratica yoga, può diventare impegnativo dover dedicare del tempo anche a studiare questi termini. Concentrati su una pratica costante. Se il tuo insegnante fa uso di termini sanscrito, sappi che è una scelta consapevole! Con il tempo questi suoni diventeranno familiari e comincerai a riconoscerne il significato.
Se pratichi già da un po' di tempo, studiare i termini ti aiuta a capire più profondamente il loro significato. Questo articolo è un punto di partenza, per scoprirne di più puoi consultare gli approfondimenti che seguono, in particolare ho preparato un quiz di parole che puoi usare per esercitarti.